L’Italia, culla delle civiltà dell’acqua: un viaggio nelle radici tecnologiche del nostro ingegno idraulico

Immagine create con AI da Virginia Recanati

Nel cuore della nostra storia, molto prima dei romani, molto prima dei progetti contemporanei su reti idriche intelligenti e smart cities, l’Italia era già una culla di innovazione. Il primo capitolo del report “Water Intelligence”, intitolato “Come eravamo? Breve storia della via italiana alle tecnologie per l’acqua”, ci accompagna in un viaggio affascinante attraverso 13.000 anni di ingegno umano, che ha reso la nostra penisola un laboratorio avanzato di soluzioni idrauliche.

Matera: la prima smart city della storia

Sì, proprio Matera. I celebri Sassi, oggi patrimonio UNESCO, non sono solo una meraviglia urbanistica, ma rappresentano anche il primo esempio noto di città progettata con logiche ambientali, sostenibili e intelligenti. Le antiche comunità trogloditiche avevano già compreso come catturare l’umidità notturna, conservare l’acqua piovana e costruire abitazioni termicamente efficienti. Un sistema integrato di cisterne, canalizzazioni sotterranee e terrazzamenti permetteva la gestione dell’acqua in un ambiente ostile, molto prima che parole come “bioarchitettura” entrassero nel nostro vocabolario.

L’evoluzione dell’acqua come cultura e strategia

Dal Paleolitico al Neolitico, gli italici imparano a “domare” l’acqua: scavano pozzi, costruiscono palafitte, bonificano paludi. Le popolazioni preistoriche, spesso considerate primitive, mostrano invece straordinaria creatività tecnica. Basti pensare ai condensatori di pietra, muretti a secco capaci di trasformare l’umidità notturna in goccioline d’acqua, una tecnologia replicata persino in zone aride del Negev e del Perù.

Dai Nuraghi a Venezia: una lunga catena di innovazione

Il viaggio prosegue in Sardegna, con i pozzi sacri dei Nuragici, veri e propri capolavori di architettura e idraulica scolpiti nella roccia. A Venezia, invece, scopriamo come la città sia stata costruita su milioni di pali di legno con tecniche costruttive ancora oggi monitorate e studiate: una “foresta al contrario” che regge la Serenissima da secoli

Città dimenticate e progetti grandiosi

Il capitolo ci fa scoprire anche Gonfienti, misteriosa città etrusca scomparsa sotto le acque, e Sybaris, mitica metropoli della Magna Grecia nata grazie a colossali opere di bonifica. Ogni angolo d’Italia racconta un pezzo di questa storia idraulica fatta di tecnologia, adattamento, visione.

Cosa ci insegna tutto questo oggi?

Che la gestione dell’acqua non è una sfida moderna. È una tradizione millenaria, impressa nel nostro paesaggio e nel nostro DNA. E soprattutto che innovare non significa dimenticare, ma partire dalle lezioni del passato. Quei muretti a secco, quelle cisterne scavate nella pietra, quei canali tracciati a mano: tutto ci ricorda che l’intelligenza umana, se guidata da rispetto per la natura e creatività, può produrre soluzioni sorprendenti.

I riferimenti del presente articolo sono stati dedotti dal primo capitolo del https://www.proger.it/dem/eventi/Water_intelligence_web.pdf

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