Gli Appennini marchigiani e le idrostrutture

La struttura degli Appennini marchigiani è in prevalenza costituita da rocce calcaree stratificate, fortemente piegate, fagliate.

Come altitudine si raggiunge poco meno il valore di 2500m.

La stratigrafia affiorante è costituita da calcari e da calcari marnosi, la cosiddetta scaglia rossa o scaglia rosa.

I calcari hanno un alto grado di porosità ed elevata permeabilità.

I calcari marnosi sono meno permeabili dei calcari.

Come si evince dal libro “Risorse idriche delle Marche” di Ing. C. Molinari, prof dott T . Lipparini, geom G. Bassi del 1971 a cura dell’ente di sviluppo delle Marche, il rapporto tra precipitazioni e rocce affioranti porose e permeabili è il seguente, aggiungo prima del sisma del 2016 del centro Italia:

“I calcari fessurati (Cf) che, affiorando nelle regioni montane più elevate dove le precipitazioni raggiungono i massimi regionali ) oltre 1000m) , ricevono e trattengono rilevanti quantità’ di acqua che poi viene ceduta attraverso le stesse fessurazioni che affettano l’intera massa rocciosa e, le cavità carsiche, sino alle quote di fondovalle dove risiede la tavola di acqua cioè il tetto della massa d’acqua esistente al di sotto delle quote delle incisioni vallive più profonde.

( non consideriamo importante, dal punto di vista del ciclo idrico generale, l’esistenza del livello impermeabile dei cosiddetti scisti e fucoidi, che determinano risorgenze d’ importanza limitata).

I calcari marnosi (Cm) che ricevono la stessa quantità di precipitazioni del calcari fessurati,ma, costituendo superfici morfologiche meno accidentate, e per effetto della loro struttura scheggioso-scagliosa, parzialmente infiltrata di materiale argilloso, ricevono, e trattengono, quantitativi d’acqua minori.

La cedono più lentamente, alimentando sorgenti non ricche ma generalmente perenni.

Le brecce (dt) debbono essere considerate piuttosto come tramiti delle acque provenienti dai calcari fessurati che trovano in esse maggiore porosità e capienza, e quindi più facile Vis di uscita: perciò esse sono state captate sin da antico.

Le alluvioni (al) dei fondivalle, per il loro grande sviluppo areale, costituiscono una importante superficie di cattura delle acque di precipitazione ( che sull’area della media e bassa montagna toccano la media di 800 mm): la cattura tuttavia è in parte frenata dalla presenza di suoli argillosi alla superficie dei terrazzi di fondovalle, suoli che ricoprono di un velo semimpermeabile le ghiaie e la sabbie porose. Ma queste ricevono l’apporto idrico più importante dal fiume stesso.

Per effetto della debole, o debolissima pendenza del profilo dei fondivalle dei fiumi maggiori , l’acqua subalvea scorre molto lentamente entro i materiali alluvionali, costituendo perciò una riserva permanente che però, per la stessa ragione, deve essere sfruttata con cautela.”

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