Appunti dal libro“Risorse idriche delle Marche” pubblicato nel 1971 a cura dell’Ente di Sviluppo nelle Marche -Ancona

Interessante leggere la miriade di dati scritti nel libro Risorse idriche nelle Marche, scritto da ing. C. Molinari, prof. dott. T. Lipari i e geom. G. Bassi; nel 1971.

foto di Virginia Recanati

Faro’ un focus, in questo articolo, al capitolo Condizioni idrologiche par 2) Sorgenti

cit da pag 54 a 57

“ La regione marchigiana è discretamente dotata di risorgive idriche sorgentizie, soprattutto nella sua sommitale o medio sommitale, attestata ad emersioni mesozoiche e formata in gran parte di calcari massicci ampiamente fratturati. Le incisioni vallive determinano, nella parte dei casi, il riemergere, sotto forma di tipiche sorgive, delle acque pluviali e nivali assorbite ed immagazzinate in tali formazioni. Anche i battenti impermeabili ( calcari marnosi a fucoidi, scaglia cinerea, ecc) originano frequentemente fenomeni di riemergenza di acque.

Queste manifestazioni idriche sono, però, indubbiamente superate, sotto il profilo volumetrico e quantitativo, da altre emergenti specificamente in corrispondenza del fondo delle incisioni vallive, determinano, nella più parte dei casi, il riemergere, sotto attribuirsi il carattere di semiperennita’ dei maggiori corsi d’acqua della regione: Metairie, Esino, Musone, Potenza, Chienti, Tenna, Aso e Tronto.

È pertanto evidente che occorre procedere con oculata cautela alla captazione delle risorgive, particolarmente di queste ultime, in quanto ad esse sono collegati gli attuali sviluppi tanto delle utenze irrigue alimentate da acque fluenti quanto di quelle, particolarmente diffuse in ispecie nelle vallate del Metauro, del Potenza, del Chienti, è dell’Aso, e del Tronto, ai fini di produzione di energia elettrica.

Un loro eccessivo depauperamento, in ispecie di quelle di gran lunga più importanti emergenti sotto forma di ripetute filtrazioni d’alveo, potrebbe, infatti, ovviamente in crisi le attuali predette attrezzature irrigue ed industriali.

Ciò permesso, si nota che le sorgenti più cospicue della regione, sotto la tipica forma di scaturigine isolata, ma non di alveo, sono impegnate, tranne qualche eccezione, per l’alimentazione del complesso dei dispositivi di captazione per fini d’acquedotto contemplati nell’’analogo piano generale elaborato, in base alla Legge 4 febbraio 1963 n. 129, sulla scorta delle direttive del Provvedimento Regionale alle OO.PP. per le Marche.

I piani predisposti dall’ing. Agostino Stoppani per le province di Pesaro ed Ancona riflettono specificamente, come emerge dall’elaborato approvato e pubblicato, l’utilizzazione, oltreche’ di acque di subalveo , delle seguenti scaturigini:

pag.55 Risorse idriche delle Marche

Gli elaborati del secondo tecnico incaricato del piano d’acquedotti in parola, l’ing. Vittorio Piazzini, riflettono essenzialmente il progetto di divertire , a quota 765, le acque del complesso sorgentizio del Nera, costituito dalla sorgente di S. Chiodo e da altre scaturigini (portata complessiva di magra l/s 1524) per la alimentazione dell’acquedotto integrativo del Nera, destinato a servire n. 28 comuni, di cui n.19 della provincia di Macerata e n.9 della provincia di Ancona.

La portata integrativa che si prevede di utilizzare è di l/s 800 circa.

Si ritiene di dover richiamare a questo proposito l’attenzione sul fatto che le sorgenti in parola non ricadono idrograficamente nel versante adriatico.

I piani prodotti dal terzo dei tecnici incaricati di che trattasi l’ing. Fabio Cruciani, riflettono la utilizzazione delle seguenti sorgenti ( oltre a quelle di altri tipi di risorse idriche):

pag.56 Risorse idriche nelle Marche
pag.57 Risorse idriche nelle Marche

Rispondi