Sembrerà che sto uscendo fuori tema ma è di sabato 16 marzo 2024 l’inaugurazione di un avveniristico ponte pedonale sul Fiume Ete a confine con i comuni di Porto San Giorgio e Fermo, Provincia di Fermo.

In premessa:
Era l’anno accademico 1999/2000 che il Laurendo Francesco Maria Sebastiani ( UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ANCONA – FACOLTA’ di INGENGERIA – Relatori Chiar.mo Prof. Luigino Dezi, Chiar.mo Prof. Andrea Dall’Asta) progettava per la sua tesi di laurea un ponte pedonale strallato a semiarpa in doppia curva.
Mentre per ogni altro edificio la struttura è soltanto aspetto o parte o componente della costruzione, per il ponte si può dire che la struttura è già in sé il tutto dell’opera. Nel ponte, cioè, l’elemento tecnico, connesso alla “firmitas” strutturale, non gioca soltanto un mero ruolo strumentale rispetto alla
composizione formale, ma ne diventa l’elemento significativo, l’anima e la sostanza: nella progettazione del ponte, il rapporto forma/funzione O forma/struttura, che l’architettura contemporanea ha spesso assunto quale deliberato principio, perde il sapore della scelta “ideologica” e dell’artificio poetico, per presentarsi come naturale e quasi implicito presupposto.
In un certo periodo di tempo, il ponte è stata considerato l’unica opera dell’architettura il cui “scopo”
era l’essere “mezzo”, fatto non perché vi si soffermasse l’attenzione O generasse compiacimento nell’osservatore, bensi per costituire un tramite, una struttura da oltrepassare, un’architettura indipendente rispetto all’ambiente, che quasi vuol sottrarsi allo sguardo di chi vi passa sopra frettoloso, per lasciar scorgere la sua figura solo da lontano, da un punto di vista dislocato, figura
che rende però domestico e abitabile il paesaggio. Il sovrappasso rappresenta oggi a pieno quel che nella storia era il ruolo del ponte urbano. Non si trattava di oltrepassare soltanto un ostacolo, ma di costruire luoghi di incontro, luoghi propri dell’abitare in città, da godersi nell’atto stesso del
muoversi. Le passerelle danno un volto dinamico e vivace alla città contemporanea: spesso l’introduzione di questi collegamenti si integra con la forma degli edifici cosi strettamente da far tutt’uno con essi. Si potrebbe dire che uno dei tratti caratteristici della progettazione architettonica
e urbana attuale stia proprio nel mutare il ponte in opera visibile. Questo è dunque il nuovo significato emergente dalla costruzione dei ponti urbani che non puntano più verso il verticale collegamento “tra cielo e terra o tra divini e mortali”. Ma guardano orizzontalmente alla costruzione di un vivere
civile più intenso e partecipato. Di più, la tecnica che, nei ponti di immense dimensioni viene tutta a concentrarsi nella soluzione strutturale, e ad altro non può mirare se non a render possibile l’impossibile, nel caso dei sovrappassi pedonali può invece esprimere la creatività di libere e multiformi invenzioni, diventando cosi vera architettura, sensibile al contesto e promotrice di nuove forme.
La presentazione del ponte è così scritta:
Il presente lavoro riguarda la realizzazione di una passerella pedonale strallata in doppia curva. L’opera è stata studiata prefigurata in maniera tale da suscitare, in chi si accinge ad attraversarla, non solo una sensazione di sicurezza, ma anche un effetto estetico gradevole dato e dalla forma architettonica e dall’inserimento della struttura nel contesto ambientale. Per raggiungere tale finalità è stata adottata una coppia di piloni inclinati, dalle cui estremità partono gli stralli per andare ad ancorarsi nella parte interna di ciascuna curva dell’impalcato, che cosi risulterà sollevato in maniera affatto insolita, fuori da
ogni schema. Tale congegno e la sua forma estetica non potranno non colpir l’utente inesperto, ma anche quello esperto che sarà sollecitata anche alla riflessione.
cit. Tesi di Laurea in Ingegneria Civile – titolo PONTE PEDONALE STRALLATO A SEMIARPA IN DOPPIA CURVA – ing. Francesco Maria Sebastiani anno accademico 1999-2000



Interessante lo studio sugli effetti al carico laterale indotto dal pedone.


Concludo come l’idea geniale dell’allora laureando ing. Francesco Maria Sebastiani sia poi stata realizzata, con tecnologie similari, impianto differente, dettata anche dal trascorrere del tempo.